Il brand è un organismo vivente

Che vuol dire che il brand è un organismo vivente? Significa che quando crei un brand, il tuo brand o per conto di un tuo cliente, quel brand nasce e inizia a crescere, come un qualsiasi altro organismo. Ciò comporta che ogni brand va nutrito affinché cresca. Ma significa anche che può nutrirsi autonomamente grazie al suo target di riferimento. Se il brand è posizionato correttamente e sei riuscito a porlo davanti il pubblico giusto, sarà quello stesso pubblico a nutrirlo.

Il pubblico nutre il brand con gli acquisti. Un buon posizionamento porterà il tuo brand a chiudere molte conversioni e, ovviamente, ad avviarne altre.

Come ogni organismo vivente, il brand presenta un naming o nome, un suo personalissimo carattere, un suo grado di conoscenza da parte del target, o brand awareness e anche un suo grado di reputazione o brand reputation. 

Come ogni persona che vive e opera nel mondo, il brand avrà una visione o vision da trasmettere e una missione o mission a cui arrivare nel corso della sua esistenza.

Questioni filosofiche di brand

Tenendo conto di tutti i piccoli spunti che abbiamo elencato sopra e che ci servono ad avere un quadro totalmente generale di quelli che sono gli aspetti fondamentali di un brand e su cui vi invitiamo ad approfondire, tutto ciò che riguarda un brand non può essere solo appannaggio di testi e discorsi sulla comunicazione.

Ogni brand merita una trattazione filosofica, in quanto, appunto, organismo dotato di vita. 

Se perdiamo di vista questo aspetto decisamente umano del brand, perdiamo di vista la sua stessa natura. Salvo i brand nati da un puro istinto commerciale, che infatti non sopravvivono molto nel mercato, ogni brand nasce con un progetto di esistenza e conoscenza molto più ampio.

Un brand nasce per rispondere non solo a un bisogno, ma anche ad un sogno, a un desiderio.

Vediamo il caso di Apple, per esempio, di Coca Cola, di McDonald, dei più noti brand di moda, di quelli legati al mondo dell'automobilismo: tutti questi brand non sono solo frutto della volontà di creare valore economico per il mercato, ma rispondono a dei veri e propri desideri. Questi brand non propongono solo soluzioni, ma forniscono una vera e propria alternativa di esistenza ai propri consumatori. 

Sono questi gli aspetti che fanno di un brand un organismo vivente da amare, da seguire, a cui restare fedeli.


Come fare una Facebook adv?

Tra i luoghi comuni più diffusi nel Digital Marketing c'è quello per cui per avviare una campagna Facebook adv ci vogliono cinque minuti. Bugia! 

O meglio, è vero che per avviare una campagna Facebook ci vogliono cinque minuti, ma per "farla in cinque minuti" serve preparazione, capacità analitica e una grande abilità di osservazione.

Innanzitutto mettiamo subito le cose in chiaro riguardo la call to action che ogni utente trova sotto i post del proprio diario di Facebook o del proprio feed di Instagram. Quando leggiamo "metti in evidenza il post" stiamo accendendo alla possibilità di creare un'inserzione, che è, in realtà, solo l'ultima parte di una campagna pubblicitaria nel circuito Meta.

Metti in evidenza il post vs campagna Facebook adv

La call to action Metti in evidenza il post, dicevamo, ci dà la possibilità di creare un'inserzione e quindi:

  • scegliere il pubblico a cui si rivolgerà quella creatività utilizzata per veicolare una pubblicità;
  • il budget da investire in quella pubblicità;
  • il tempo di visualizzazione di quel contenuto pubblicitario.

Insomma, quella call to action che fa sentire potenti molti profani sul tema, ci dà solo una visione parziale della complessità del tema. E sappiamo che avere una visione parziale credendo di possederne la totale è il preludio per l'ignoranza.

Quindi, lo strumento Metti in evidenza il post resta valido solo e soltanto se riesci ad avere la visione totale del sistema di advertising di Meta che, invece, si presenta molto più complesso. Aggiungo incomprensibile per chi, per tutto il tempo, ha creduto che bastasse "mettere in evidenza il post" per avere risultati vincenti.

Quali sono, invece, le differenze con una campagna pubblicitaria nel circuito Meta, ancora chiamate per la maggiore Facebook adv?

Tratti salienti di una Facebook adv

Innanzitutto dobbiamo accertarci di lavorare con una pagina Facebook e un account Instagram Business che siano correttamente collegate in un Business Manager. Il Business Manager è uno strumento di Meta per gestire in un unico luogo, tutte le attività social legate a Meta della tua azienda.

È uno strumento molto complesso, per cui la cui conoscenza ti consiglio di leggere questo articolo: https://www.facebook.com/business/help/113163272211510?id=180505742745347

Se hai dimestichezza con Business Manager, saprai che all'interno del tool è possibile creare un Account Pubblicitario dedicato all'azienda che seguirai e a cui sarà collegato il Business Manager. Di qui potrai accedere a Gestione inserzioniil tool che ti permetterà di realizzare le tue adv, tenerle sempre sotto controllo, di analizzare i dati e ottimizzare le successive adv.

Una Facebook adv si divide principalmente in tre momenti salienti:

  1. la campagna dove potrai stabilire l'obiettivo della tua adv, decidere se fare un test A/B per la tua adv e se ottimizzare il tuo budget (qualora tu abbia l'intenzione di avviare due o più inserzioni in quella stessa adv);
  2. il gruppo di inserzioni dove potrai stabilire più nel dettaglio il budget, potrai creare il tuo pubblico oppure scegliere tra i pubblici già esistenti nel tuo Business Manager e i posizionamenti di visualizzazione della tua adv;
  3. le inserzioni, la parte più "creativa" della tua Facebook adv. Qui potrai scegliere tra creatività già esistenti sulla tua pagina FB o account IG, potrai realizzare creatività espressamente dedicate alla tua adv, affinché venga visualizzata "off-page" e visualizzare le anteprime dei tuoi posizionamenti. Così potrai capire più chiaramente come il tuo pubblico potrà reagire all'adv.

Questo non è neanche l'inizio di una Facebook adv

Se ce l'avrai fatta a fare tutti i passaggi elencati sopra, sarai quasi pronto per avviare finalmente la tua adv. Ma il bello viene dopo! Una volta avviata una adv non basta lasciarla lì aspettando che si completi. Una Facebook adv deve essere continuamente monitorata, affinché possa essere ottimizzata in corso d'opera (qualora sia necessario). E quando giunge al completamento, dobbiamo chiederci se siamo in grado di analizzarne e valutarne i dati.

Se non ce la facciamo, iniziamo a studiare davvero. Oppure rivolgiamoci a chi sa farlo, a dei professionisti veri e non ad advertiser dell'ultima ora.

 


Creativo è strategico

Cos'è creativo? E quale relazione c'è tra il creativo e lo strategico? Secondo Bruno Munari, pittore e designer, la creatività è "tutto ciò che prima non c'era ma realizzabile in modo essenziale e globale." (Fantasia, Editori Laterza 2022, 13).

Quindi, in sostanza, creativo è tutto ciò che possiamo pensare, progettare, che precedentemente non esisteva e che viene realizzato in modo essenziale e globale, perché può rivolgersi a tutti, tutti possono coglierlo. Creativo è tutto ciò che si riferisce anche ai campi economici, sociali, quindi pragmatici della vita umana. È per questo motivo, proprio partendo dalle parole di Munari, che tutto ciò che è creativo è necessariamente anche strategico.

Un'opera creativa è un'opera strategica

Quando un creativo crea, lo fa dal nulla, perché tutto ciò che crea non esisteva in precedenza. Ciò nonostante, un'opera creativa non nasce dal caso. Un'opera creativa è frutto di una strategia a monte, perché nasce per rispondere ad un'esigenza.

Pensiamo per un attimo di dover creare, ad esempio, un naming o un logo per un brand. Potremo farlo in maniera spontanea, come se fossimo un bambino che dà il nome al suo nuovo peluche. Ciò che ne verrà fuori magari potrà essere anche bello, forse essenziale, ma sicuramente non globale. Perché? La risposta è semplice: perché non sarà stato frutto di una strategia. Non avremo pensato a chi effettivamente vuole rivolgersi, non avremo pensato quale obiettivo deve raggiungere e quale idea deve interpretare.

Per questo, è necessario che alla base di una qualsiasi opera creativa ci sia una strategia.

La strategia aumenta la creatività

A differenza di ciò che si può pensare, agire all'interno di regole, aumenta la possibilità di sviluppare le capacità creative. Questo accade perché le regole "imposte" da una strategia di posizionamento riescono a restringere il campo, ma allo stesso tempo, ampliano molto di più le opportunità e le visioni sul particolare.

Quindi, pensiamo strategico prima di buttarci a capofitto nella creatività sognando di essere Munari. I risultati non tarderanno ad arrivare.


Cosa fare se non hai budget?

Si sa, la comunicazione e il marketing hanno i suoi costi ed è inutile negarlo o arrampicarsi sugli specchi con giustificazioni inutili e sterili. Spesso i brand fanno l'errore di non considerare il budget che dovrebbero investire in azioni di marketing strategico e di comunicazione. Anzi, è molto probabile che in un periodo di crisi o quando c'è da risparmiare, il primo comparto a risentirne sarà proprio quello della comunicazione.

Ma se non comunichi non esisti. E quindi, è molto probabile che anche le vendite ne risentano. Per questo non bisogna mai dimenticare che una parte degli investimenti dovrà essere dedicata alle attività di marketing e di comunicazione, nell'obiettivo di una crescita sempre più progressiva del brand.

Poniamo però il caso che il tuo sia un brand appena nato e che tu non abbia ancora un budget sostanzioso da investire in strategie di marketing e di comunicazione. In realtà, negli investimenti iniziali dovrai considerare questo come un investimento necessario. Ma c'è la possibilità che tu non l'abbia fatto.

E per la serie a tutto c'è una soluzione, vediamo cosa potrai fare se non hai raccolto ancora un piccolo budget da investire, ma dovrai comunque cercare di darti un minimo di visibilità online.

Strumenti efficaci partendo senza budget

Sintetizzeremo qui alcuni strumenti e metodi efficaci (ma non troppo) da tenere in considerazione se siamo in quella fase della nostra storia aziendale in cui stiamo "facendo cassa" per poter investire in strategie di marketing e comunicazione future.

Lavora sodo al tuo brand o personal brand

Posizionati, nel senso, abbi a cuore prima di tutto la natura e il posizionamento del tuo brand o del tuo personal brand (qualora tu abbia deciso di fare di te un brand). Avere un carattere ben definito e una proposta di vendita chiara ti aiuterà maggiormente a capire quale pubblico di interessa e attrarrà naturalmente il pubblico che avevi puntato, quello che vorresti fosse tuo fedele per sempre.

Crea una rete e sfrutta il passaparola

Tutti abbiamo avuto il primo cliente, la prima azienda, la prima volta, insomma. Anche tu hai sicuramente un punto, anche uno solo da cui partire. Immergiti in quello, sfruttalo e fai in modo che quel punto di partenza sia come l'inizio di una ragnatela. Il tuo obiettivo, da adesso in poi, sarà quello di fare rete, di svilupparla proprio partendo da lì. La rete di conoscenze e il passaparola sono strumenti potentissimi ancora oggi per farci conoscere e dare prova di ciò che possiamo fare.

Impara a usare al meglio Linkedin

Linkedin è il social del lavoro per eccellenza; se impari a usarlo bene e a muoverti al suo interno, potrai trovare tante opportunità. Potrai cercare nuovi clienti e potrai fare in modo di usarlo anche come vetrina per mostrare le tue competenze, le potenzialità del tuo brand/personal brand. Linkedin ci dà la possibilità di scrivere newsletter, di condividere attività e di interfacciarci con altri professionisti dei settori che ci interessano.

Risparmia e non cercare risultati veloci

La nostra società ci ha insegnato a essere sempre super veloci e altamente performanti, facendoci dimenticare che per tutto ci vuole tempo. Se hai in mente un sogno non lasciarlo andare e abbi ben chiaro che i soldi che investirai in strategie di marketing e in comunicazione sono altamente necessarie per il tuo brand o personal brand. Per questo lavora sodo e risparmia i tuoi soldi (parte di essi) in un'ottica di più lungo respiro. I risultati veloci non ti faranno arrivare da nessuna parte. Impara ad aspettare.

Senza budget non avrai comunque speranze

Questi consigli elencati su possono essere validi per un periodo, ma non credere che potranno essere validi sul lungo periodo se sogni di crescere davvero.

Al di là di tutte le belle storie che possiamo raccontarci, se non hai budget da investire in marketing e comunicazione è meglio che, dopo un periodo di rodaggio, fai calare il sipario sul tuo brand o personal brand. E chi ti dovesse dire il contrario, sta mentendo miseramente.

 

 


Un brand è una persona

Un brand è una persona perché sono le persone a fare i brand.

A chiunque è capitato, almeno una volta nella vita, di subire quell'ingrata frustrazione e delusione nell'accorgersi che una persona che abbiamo conosciuto online, offline, ovvero nella vita reale, è diversa da come appariva online. È subito sorta la domanda: "e ora che faccio?" Poi, magari con il tempo, è arrivata la conoscenza e ci siamo resi conto che non era poi così male.

Evitare, però, il gap tra online e offline è fondamentale! E, dal momento che i brand "funzionano" come le persone, perché i brand sono fatti dalle persone, è importante evitare quel fastidioso divario tra online e offline.

Spesso succede che la comunicazione online dei brand, specie di quelli che non conosciamo ancora, ci cattura. Poi, però, l'esperienza offline appare distante da quella comunicazione. L'effetto è che i consumatori abbandonino il brand dopo il primo utilizzo.

Come fare a integrare online e offline?

Ci sono dei piccoli accorgimenti che un brand può utilizzare per integrare la sua percezione online e offline.

  1. Creiamo connessioni esperenziali: proponiamo esperienze che possano essere un filo rosso tra ciò che il brand mostra online e ciò che è disposto a proporre offline;
  2. Diamo un'immagine coerente: colori, forme, materiali comunicati online devono corrispondere a quelli che i consumatori troveranno offline. Inoltre il prodotto comunicato online dovrà essere quanto più fedele a se stesso anche offline, quando il consumatore lo utilizzerà davvero. Il prodotto del brand diventerà così insostituibile, regalando ai consumatori un sogno, risolverà davvero un loro problema e sarà insostituibile.
  3. Un brand è come una persona: i consumatori intrecciano vere e proprie relazioni umane con i brand e coltivare quella relazione, darle la giusta cura, sarà il presupposto per un rapporto durevole nel tempo, contro la corrosività contemporanea.

Persone oltre i prodotti

Come ci ricorda Giuseppe Morici in Fare marketing rimanendo brave persone. Etica e poetica del mestiere più discusso del mondo (Feltrinelli 2019),

(...) un brand crescerà tanto quanto sarà in grado di andare a fondo nel terreno umano, oltre i primi strati superficiali della razionalità e della funzionalità dei prodotti. (p. 51)

È una lezione sempre valida, soprattutto oggi, perché è sempre maggiore la voglia dei consumatori di sentirsi umani. Non dimentichiamolo!

 

 


Perché ci piacciono tanto i video in formato TikTok?

Perché ci piacciono tanto i video in formato TikTok? La domanda si fa pressante, soprattutto in un momento di transizione e di cambiamento del digital marketing e della comunicazione digitale come quello che stiamo vivendo in questo momento.

Perché i video spopolano sui social

Dal 2020, l'anno della pandemia, abbiamo assistito allo spopolamento di TikTok, un nuovo social media, in cui si pubblicano solo contenuti video.

I video, dalla brevissima durata di 15 secondi, forniscono agli utenti la possibilità di inserire effetti visivi particolari, file audio ripresi da colonne sonore celebri, improvvisazioni di doppiaggio. Inoltre, viene inserita la possibilità di montare i video e personalizzarli. Nonostante la personalizzazione, i video che ci piace definire "in formato TikTok", perché è questo social che li ha introdotti, ripercorrono trend diffusi e molto condivisi da tutto il pubblico del social. Seguire un trend da la possibilità di aumentare in modo totalmente organico, la popolarità stessa del video e di chi l'ha realizzato e caricato.

Ma oltre questa brevissima, maccheronica e sempliciotta spiegazione riguardante i video di TikTok, la domanda sul perché i video in questo formato piacciano così tanto, ci incuriosisce ancora.

Il formato video TikTok è dinamico

Dopo anni passati a scrollare foto dopo foto sui nostri feed di Instagram, TikTok ha offerto l'opportunità alle persone e al suo pubblico, di avere finalmente dei formati dinamici con cui intrattenersi. Ora, non staremo qui a discutere il valore artistico dei video di TikTok (assolutamente nullo), ma quello di presa nei confronti della massa. Evidentemente le persone, ad una certa, e soprattutto durante un periodo in cui il mondo era "fermo", hanno avuto bisogno di voci, di musica, di movimento e di quella leggerezza che è data dal supporto video.

Come accadde settant'anni fa con la televisione, la mente umana è attratta da tutto ciò che è in movimento e che nel movimento si trasforma o prende forme differenti.

Un video di 15 secondi, il tempo giusto per distrarsi

Sulla mancanza di concentrazione dovuta a causa dell'uso convulso e ossessivo dei dispositivi elettronici non è il caso di parlare, perché si aprirebbe una lunghissima trattazione. Ciò che ci interessa è capire come il formato video TikTok abbia avuto presa sulla nostra mente. La sua durata è di appena quindici secondi, anche se Instagram, introducendo i reels, l'ha aumentata a trenta. Quindici secondi o trenta rappresentano comunque un tempo utile per potersi distrarre un attimo nei ritagli di tempo che ci concediamo in una vita totalmente frenetica. Quindi, a questo proposito e per questa causa, sono perfetti.

Oggi si parla della possibilità, da parte sia di TikTok che di Instagram, di aprire al caricamento di video dalla durata di fino a dieci minuti. Chissà! Resta il fatto che breve ma intenso appare sempre una formula vincente!

 


Word Design e Food: come le parole riescono a tradurre il gusto

È possibile tradurre il gusto con le parole? Chiaramente la nostra risposta è si. Tutto si può comunicare con le parole, a patto che riusciamo a scegliere quelle giuste e a patto che riusciamo a scegliere anche la forma giusta.

Scrivere per la comunicazione digitale, infatti, non è come scrivere una pagina del nostro diario segreto. Dovremo tener conto sempre delle regole fondamentali del Word Design. In sintesi, giusto per riconnetterci sempre al discorso originario, dobbiamo:

  • ideare e scrivere un testo leggibile, con una sintassi semplice e corretta
  • concepire e progettare un testo che possa essere riprodotto su tutti i posizionamenti digitali atti alla promozione del brand
  • dare tutte le info utili affinché chi legge possa entrare in contatto diretto con il brand o con il prodotto

Word Design e Food: replicare il gusto su larga scala

Una volta chiarita la base, torniamo alla domanda iniziale: come si fa a tradurre il gusto a parole? Ricordate il claim pubblicitario di Fonzies? Se non ti lecchi le dita godi solo a metà. Più gusto di così! Leggendo questo claim abbiamo desiderato sicuramente di leccarci le dita dopo aver mangiato un Fonzies, abbiamo sentito il sale, goduto di quel gusto in più dateci dà quell'adorabile junk food, oppure abbiamo comprato direttamente un pacco di Fonzies.

Abbiamo preso come riferimento il claim di Fonzies perché, come ogni claim che si rispetti, è stato replicato in tv e in comunicazione offline. Era dappertutto, perché poteva essere dappertutto.

Il claim di Fonzies non ci lasciava mai soli e si adattava anche molto bene a remake simpatici e alternativi, tra cui numerosissimi quelli a sfondo sessuale.

Altro famosissimo claim per replicare il gusto su larga scala, è stato quello di Nutella: che mondo sarebbe senza Nutella? Il claim di Nutella, addirittura, espandeva il godimento del gusto dato da Nutella a tutta la sfera del vivere umano, indicando che il mondo non sarebbe stato lo stesso, non sarebbe stato quello che conosciamo oggi se non ci fosse stata Nutella.

Altro esempio utile per comprendere il Word Design e la possibilità di replicare il gusto su larga scala è quello di Tronky, fuori croccantissimo, dentro morbidissimo, sempre del brand Ferrero. Leggendolo, replicato su larga scala, come un degno prodotto di Word Design, dava a chi ascoltava o leggeva, la sensazione di addentare già il Tronky, godendo al contempo di croccantezza e morbidezza insieme.

Quindi come è possibile diffondere il gusto su larga scala utilizzando "solo" delle parole?

La scelta del lessico come priorità del Word Design nel Food

La sfida fondamentale del Word Design è creare un testo che se letto sui social, se ascoltato in radio o in tv, se letto su un 6x3 per strada o replicato su una locandina pubblicitaria in un negozio sia leggibile, memorizzabile e lasci una traccia dentro di noi. Inoltre, deve tradurre al meglio il prodotto gastronomico che vogliamo comunicare.

È per questo che ci serve selezionare un campo semantico che consti di tutte le caratteristiche peculiari del prodotto. Una volta selezionati, i tratti distintivi del prodotto vanno formulati in una sintassi semplice e d'impatto diretto. Se torniamo all'esempio di Fonzies, lì il tratto fondamentale è il sale, in Tronky la croccantezza e la morbidezza. Chi legge o ascolta deve poter sentire immediatamente il godimento al palato o, come nel caso di Nutella, la totalità dell'esperienza che inizia proprio dalle papille gustative.

Le parole usate nella comunicazione del food non solo devono tradurre cosa rappresenta quel prodotto, ma devono anche comunicare il plus che quel prodotto può portare nella vita di chi lo consuma, un plus che deve sempre e comunque essere quello del godimento legato al cibo. E che esso sia un junk food o un cibo salutare non importa: ciò che importa davvero è il grado di benessere che riuscirà ad apportare, perché vorrà dire che ne sarà valsa la pena.

 

 

 


Cosa sai del Visual Storytelling?

Cosa sai del visual storytelling? Ma soprattutto, sai di cosa stiamo parlando quando parliamo di visual storytelling? Bene, se non sai dare una risposta a queste domande o se la tua risposta ti appare ancora confusa, sei nel posto giusto.

La nostra è una società visual

Da quando c'è stata, nel Secondo Dopoguerra, la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, e in particolar modo, in quel frangente storico, la televisione, la società occidentale è diventata una società visual. Non ci perderemo in trattazioni storiche. Ciò che ci interessa sapere che una società visual è una società dove vige il potere dell'immagine e dove la percezione visiva ha ovviamente la meglio su tutti gli altri sensi. 

Basti pensare che perfino il cibo, da qualche anno, considerato uno dei business più floridi e che non conosce crisi, ha bisogno dell'impatto visivo per essere comunicato. Perché, ovviamente, la società visual necessita di strategie di comunicazione che siano visual.

Ma una strategia di comunicazione non si inventa così su due piedi. Infatti non tutte le persone che creano contenti sui social media sanno e possono comunicare. E anche se i social sono uno strumento accessibile senza limiti, chi ne fa uso, talvolta, presenta molti limiti.

Il nostro potrà sembrarvi anche un atteggiamento un po' snob. ma purtroppo è la verità. Nulla è frutto di un'illuminazione temporanea o, a patto che lo sia, dopo per fare in modo che le cose funzionino e vadano per il verso giusto, ci vuole strategia.

ll visual storytelling è una strategia di comunicazione

Metodo di comunicazione prescelto nelle strategie di Inbound Marketing è il visual storytelling. L'immagine, che sia ferma in grafica o in fotografia, o che sia mobile in video, è senza dubbio più immediata rispetto alla parola scritta e al linguaggio verbale. Questo deriva da una necessita ancestrale dell'essere umano di vedere e vedere dà una percezione immediata del tutto a scanzo di equivoci.

Chiaramente per fare in modo che tante persone condividano ciò che stanno vedendo, dobbiamo tenere in considerazione il fatto che le immagini che vedono si basino sul linguaggio comune dell'inconscio collettivo.

La prima regola, quindi, per un visual storytelling che funzioni è capire se la visual strategy proposta possa avere potenzialmente  presa sul maggior numero di persone a cui si propone e che queste persone possano trovarla condivisibile.

Quindi, affinché ci sia un visual storytelling, c'è bisogno che ci sia una persona in grado di scrivere quella storia e cosciente che quella storia dovrà essere tradotta in immagine.

Il ruolo del Word Designer nella creazione di un visual storytelling

Perché parliamo dell'esigenza di avere una persona che si occupi di word design, piuttosto che solo di copywriting, nella creazione di un visual storytelling?

A differenza di chi fa copywriting, chi fa word design è consapevole che la sua storia debba essere tradotta in immagini e che quelle immagini debbano essere poi assemblate in un contenuto da diffondere su diversi canali. Pertanto, scrivere un visual storytelling per uno spot pubblicitario non è la stessa cosa che scrivere un visual storytelling per video Reel di Instagram o ancora per uno slideshow di una copertina di una pagina Facebook.

Ci sono delle differenze sostanziali legate al canale di comunicazione che chi si occuperà di visual storytelling deve conoscere e deve maneggiare con grande fermezza. La differenza primaria e imprescindibile è data dal mezzo di comunicazione; a questo seguirà un'analisi dettagliata del target a cui ci stiamo rivolgendo, del contesto socio-culturale e storico in cui quel contenuto sarà diffuso, oltre che della natura del brand che stiamo comunicando e della sua vision.

Presto analizzeremo le differenze che abbiamo sopra elencato; per ora meditiamo sul fatto che per un visual storytelling (se ci occupiamo di Word Design) ci servirà una grande capacità di analisi, la propensione a scrivere in maniera trasversale e laterale, affinché il nostro contenuto possa trasformarsi in un'immagine e all'abilità di saper parlare alla pancia e alle emozioni basilari di chi ci guarderà, per lasciare dentro una memoria. Ci si augura, indelebile.

 

 


Elementi di Word Design: copy brand awareness e copy vendita

Sai che differenza strutturale c'è tra un copy scritto per una strategia di brand awareness e un copy scritto per una strategia di vendita? Si, c'è differenza e molta.

Innanzitutto dobbiamo dire che una strategia di brand awareness e una strategia di vendita possono avere decine di sfaccettature: sicuramente parlare al singolare di questi temi non è proprio conveniente, per comprendere appieno la complessità dell'argomento. Infatti, ci sono strategie differenti in base al settore merceologico di riferimento del brand che ci interessa. Per quanto riguarda, invece, le strategie di vendita, bisogna considerare fattori come la vendita online o la vendita al dettaglio in un negozio fisico. E anche rispetto a queste piccole differenziazioni, resta la difficoltà di avere uno sguardo di insieme.  Ciò nonostante si rende necessario sintetizzare in questo momento, per esigenze pratiche.

L'obiettivo di questo articolo è, pertanto, cercare di fornirvi gli strumenti di base per capire che un copy di design non è innanzitutto un copy qualsiasi e che in base alle strategie da adottare, la sua natura cambia molto.

Word Design nella brand awareness

Cosa differenzia intimamente questi copy e li rende elementi di word design?

Innanzitutto l'obiettivo preposto in partenza.

Poniamo il caso dovremo scrivere un copy per una strategia di brand awareness e il brand in questione è un brand con zero storia, un brand nuovo e ancora non conosciuto.

Gli elementi che dovremo necessariamente mettere in risalto sono tre:

  • come il brand cambierà in meglio la quotidianità delle persone che andranno a consumare i suoi prodotti e servizi;
  • quale obiettivo il brand si prefigge di raggiungere con i suoi valori
  • brevissimo resoconto di brand identity

Inoltre dovremo scrivere il nostro copy in maniera che sia adatto a tutti i posizionamenti di comunicazione online e offline. Pertanto, per la comunicazione online dovremo considerare i canali social su cui il brand viene comunicato e i posizionamenti nel circuito pubblicitario di Google ads e Facebook ads. Per la comunicazione offline dovremo comprendere nel nostro lavoro la scrittura di un claim che possa essere incisivo e possa, in due o massimo tre parole, sintetizzare tutti i tre elementi elencanti prima.

Per questo il linguaggio dovrà essere semplice, chiaro e diretto. Non provate a persuadere le persone, piuttosto trasmettete loro un senso di fiducia e proattività. Il vostro brand cambierà la loro vita in meglio ed è questo che dovrete sempre ricordare loro.

Word Design nella vendita

Nella strategia di vendita (ricordando sempre quanto differenti possano essere le diverse tipologie in cui essa si può declinare) un copy che possa essere considerato di word design, deve considerare tre elementi imprescindibili alla sua realizzazione:

  • quali sono i vantaggi reali e tangibili del prodotto che stiamo offrendo
  • di che prodotto stiamo parlando
  • cta (call to action), affinché il nostro target possa compiere un'azione che sia l'acquisto diretto o la prenotazione

Il linguaggio e la sintassi del copy, a differenza di quelli di brand awareness, questa volta potranno essere più persuasivi, perché il loro obiettivo finale è quello di portare il nostro pubblico a diventare un pubblico consumatore.

Come farà il nostro copy ad essere adatto a tutti i posizionamenti della comunicazione online? Per rispondere a questa domanda, dovrete sempre tener conto che l'header del copy rappresenta la parte più importante. Se, infatti, riuscite a catturare l'attenzione di chi legge già nell'header, la lettura del body e del footer saranno agevoli, naturali. E per questo chi ci legge compirà l'azione che avremo segnalato e consigliato alla fine del copy.

Non lasciatevi ingannare: il word design è una cosa seria

Se vi dicono che per scrivere un copy ci vogliono cinque minuti, voi fatevi una risata e scappate a gambe levate.

Il potere delle parole è immenso. Fateci caso: noi costruiamo il nostro mondo per mezzo delle parole e delle immagini che usiamo e che ci vengono proposte. Se leggiamo falsità, ce ne accorgiamo. Se vediamo immagini che non rispecchiano la realtà, ce ne accorgiamo.

Oggi, per i brand, è importante adottare una comunicazione che ispiri familiarità e buon senso. C'è una stanchezza diffusa e le persone non ce la fanno più a sentir parlare di quanto i brand siano fenomenali nel migliorare le vite altrui. Sicuramente ogni prodotto, ogni visione, porta con sé un bagaglio di valori e un buon margine di novità. Per questo è importante individuare dei metodi che possano far fluire la persona da una parte all'altra, creandole attorno un atmosfera non solo famigliare, ma anche fluida, naturale, calda e partecipativa.

 

 

 

 


Come riconoscere il/la cliente di merda

Questo è un articolo di sostegno per chiunque lavori nell'ambito della comunicazione e del digital marketing. Spesso le persone che vengono a chiederci un servizio, non hanno assolutamente chiaro che servizio stiamo proponendo loro, ma sono convinte di conoscere a fondo queste dinamiche.

Il/la cliente di merda sono le persone che nutrono l'assurda e irreale certezza di sapere cosa farai per loro. Ma loro sanno di non saperlo fare e, per questo si rivolgono a te. E spesso, dacché ti pagano, pensano di poter esercitare un totale controllo sul tuo tempo e sul tuo modus operandi.

Niente di più sbagliato!

In questo blog ti aiuteremo a capire come poter fronteggiare il/la cliente di merda, quali sono le tecniche e le buone maniere per intrecciare rapporti lavorativi duraturi e sereni. Perché il nostro obiettivo non è farci la guerra, ma cercare la strada meno dolorosa per avere il massimo dei risultati.

Il nostro è un paradigma win-to-win, dove chi partecipa vince, comunque vada. 

Riconoscere il proprio valore

Lo sappiamo, quando si comincia si prende chiunque. Agli inizi di una carriera, infatti, qualsiasi cliente ci sembra la Luna: può apportarci dei guadagni, può farci fare esperienza, può permetterci di pagarci il nuovo Mac che abbiamo adocchiato. E così, presi dagli entusiasmi tipici dei neofiti, si finisce per prendere chiunque, davvero.

Dopo poco tempo inizi a renderti conto che, probabilmente, quello/a che sembrava un tenero agnello, in realtà è una iena feroce, con tanto di artigli pronta a farti a brandelli. Ebbene, è proprio in questo momento che devi comprendere quale è il tuo reale valore. Hai studiato, hai fatto formazione, hai profuso tutto l'impegno possibile e immaginabile, hai passione e stoffa per fare ciò che fai, ma soprattutto hai scelto di farlo. Questo è davvero importante. Il tuo valore non si può barattare per pochi euro. Alza la testa e non abbatterti.

I tratti costanti per il/la cliente di merda

Vi elenchiamo qui dei tratti costanti che caratterizzano il/la cliente di merda, a prescindere dalla sua provenienza o dall'attività che gestisce:

  • è scortese con chi lavora al suo fianco. Ricorda, i dettagli fanno sempre la differenza e rivelano chi è realmente la persona che hai di fronte. Un grazie non detto, un consiglio non dato, una risposta poco felice sono particolari non trascurabili per te, che stai per lavorare con il/la cliente di merda.
  • non rispetta le scadenze, ma pretende da voi tempi strettissimi. Quando si tratta di pagare il/la cliente di merda tirano fuori mille scuse affinché questo non succeda. Ma se si tratta di voi, allora dovrete spaccare il minuto, essere super puntuali. Vi ricorda qualche vostra conoscenza?
  • paga puntuale, ma pretende l'anima in cambio. Il/la cliente di merda ti paga puntuale, a volte anche prima delle scadenze. Tu sei felice, come è giusto che sia, in un mondo equilibrato. Ma il/la cliente di merda pensano di stare a farti un favore e quindi si sentono in diritto di chiederti l'anima in cambio. Ebbene, non farti trarre in inganno. Sappiamo che i soldi ti servono in questo periodo e sono totalmente funzionali alla tua crescita. Ma non farti prendere dal nessun dubbio! Pagare è un dovere, esattamente al pari del lavoro che tu stai svolgendo. Pagarti non è un favore che ti stanno facendo; ricevere un pagamento è un tuo diritto, come un loro diritto è ricevere un servizio. Fino a quando vige questo equilibrio non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ma soprattutto non c'è nulla che non va. Continua per la tua strada, con correttezza e coerenza.
  • sottovaluta il valore della tua creatività. Sei una persona creativa, hai scelto di fare un lavoro creativo. Questo non vale meno di un lavoro analitico. Non ci sono parametri esatti per valutare un lavoro creativo, ma ce n'è uno invalicabile: il rispetto per chi lo sta svolgendo.
  • è saccente. Forse questo è il più grande limite del/la cliente di merda. Pensa di conoscere tutto sul tuo lavoro, proprio lui/lei che, in realtà, ne fanno un altro completamente diverso. Questo accade perché la sovrainformazione del web ha causato non pochi problemi. Abbiamo cominciato a conoscere di tutto un po' e questo ci ha fatto credere, erroneamente, di conoscere tutto. E in realtà non si conosce nulla davvero, fino in fondo.

Come rispondere al/la cliente di merda

Dovrete in tutti i modi far si da evitare il/la cliente di merda. Non si tratta di cattiva volontà, ma se vorrete svolgere serenamente il vostro lavoro, dovrete fare in modo da creare attorno a voi un ambiente che sia degno di gioia.

Se, invece, vi troverete nella condizione di dover necessariamente collaborare con gente del genere, usate sempre gentilezza e imponete la vostra professionalità: è l'unica arma che potrete usare davvero a vostro favore.